Fiducia e collaborazione fanno grande la Scuola pubblica
Il 23 e 24 aprile i nostri ragazzi e le nostre ragazze, guidati dalle rappresentanti e dal rappresentante di istituto, ci hanno fatto un grande regalo. Quando le convinzioni, i pregiudizi e la diffidenza sono travolti e ribaltati dai fatti, noi educatori gioiamo e facciamo la ola, grande e armoniosa, per loro che hanno saputo stupirci.
Sono state giornate intense quelle precedenti, incontri e confronti in presidenza, scambio di mail e condivisioni a più mani, ognuno in grado di portare il proprio contributo, ognuno parte di un puzzle senza disegno finale chiaro, eppure tutti in grado di collaborare per raggiungere l’obiettivo, che ha saputo superare le aspettative e ha generato due giorni di vivace e ordinato confronto su tematiche e attività care agli studenti.
Tutti i docenti sono stati disponibili, molti hanno dato un loro contributo gestendo un laboratorio (scrittura creativa, giochi linguistici, supporto alle attività sportive, ecc.) altri hanno potuto mantenere gli impegni didattici già programmati e graditi alle classi, in un’armoniosa libertà di lavoro comune che abbiamo chiamato co-gestione.
Ovviamente i protagonisti sono stati gli studenti, i loro interessi, le loro radici, la loro storia e le loro passioni espresse nei laboratori che hanno predisposto e, in alcuni casi, condotto. Le poetesse di Gaza, le lezioni di judo, la cultura asiatica, la guerra in Kosovo, ginnastica artistica experience… Una grande varietà di proposte tra cui gli studenti potevano liberamente scegliere senza pressioni.
Si sono distribuiti tra le trenta e più attività senza sentirsi giudicati, nessuna graduatoria o classifica tra laboratori di serie A o B, tutti ugualmente importanti e formativi, unico comune denominatore: il protagonismo degli studenti. Se lo sono preso questo spazio, eccome! Mentre in altre scuole della città si alternavano occupazioni, non sempre dall’esito positivo, gli studenti del Crescenzi Pacinotti Sirani hanno portato a scuola circa il 70% della popolazione scolastica dell’Istituto per impegnarsi in percorsi di conoscenza e passione. È stato bellissimo vedere i ragazzi spostarsi da un gruppo all’altro, chiedere informazioni e rimproverarsi reciprocamente in caso di qualche distrazione di troppo: in queste due giornate si è realizzato un sistema in cui relazioni, ambienti, didattica e individui sono stati in grande equilibrio, si è realizzato un ecosistema educativo vincente. Non possiamo che dire grazie ai ragazzi e alle ragazze!
Quando abbiamo pensato di scrivere qualche riga sulla co-gestione, la prima frase che ci è venuta in mente è stata: c’erano dei dubbi, eppure ce l’hanno fatta. Certamente all’inizio, quando si era in fase organizzativa e quando le rappresentanti d’Istituto hanno dialogato con il Collegio dei Docenti, c’è stata della diffidenza da parte di questi ultimi, sia sul piano organizzativo che su quello contenutistico dei vari laboratori («Boh, ci fidiamo? Faranno un casino?». Ciò nonostante molti di noi si sono anche detti: «Se però non gli diamo ascolto, quando ci chiedono esplicitamente di farlo, che docenti siamo? Se non gli diamo la possibilità di dimostrarci la loro maturità quando ce n’è l’occasione, siamo dei buoni formatori?». Se la scuola deve creare cittadini e cittadine consapevoli, non è forse la co-gestione un’opportunità perfetta?
Il punto è che noi docenti vediamo quotidianamente come gli studenti si pongono di fronte alle materie scolastiche; in diversi ci comunicano svogliatezza, indifferenza e stanchezza. Così ci convinciamo che i nostri ragazzi siano effettivamente persone svogliate, indifferenti e perennemente stanche. Eppure ci dimentichiamo che quello che noi osserviamo è solo un singolo aspetto di quelle persone. E tutti gli altri? Che ne sappiamo noi delle loro doti organizzative, di quali sono gli argomenti che davvero interessano e come si comportano di fronte a essi. Non si può descrivere un dado guardandone solo una faccia. Per non parlare dei loro percorsi e dei loro vissuti, di cui spesso non abbiamo idea, dell’ansia da competizione e della paura del fallimento (e chi glieli ha inculcati? Di certo questa consapevolezza non è genetica). Come facciamo a conoscerli se non gli diamo mai la possibilità di mostrarsi al loro stato di natura?
Dare agli studenti la possibilità di esprimersi liberamente, dargli fiducia (ma dargliela sul serio) porta a risultati incredibili, proprio come questi due giorni di co-gestione. Certo, ogni tanto qualche anima vagabonda errava con l’intento di sfuggire ai laboratori, ma puntualmente gli addetti e le addette alla sicurezza intervenivano per ricondurli all’ovile e anche per rimproverarli.
Poi si torna nella scuola normale, dove ci sono i voti, i numeri, le verifiche e le note disciplinari.
Vedere per due giorni un tipo di scuola diversa è stato un bel sogno. Sarebbe bello che la scuola non restasse sempre così indietro, scollata dalla realtà e sempre più lontana dalle esigenze degli studenti e delle studentesse; sarebbe bello dimenticare i voti e le scartoffie per un po’ e concentrarsi su di loro veramente.
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